In tantissimi avete letto il capitolo 2 del nostro approfondimento ecco a voi la terza parte ….

 

  • 3. IL CONTENUTO DEGLI STATUTI DELLE SSD PER BENEFICIARE DELLE AGEVOLAZIONI FISCALI: DIFFERENZIAZIONE CON LE ASD.

 

La sequenza logica dell’art. 90 conduce il legislatore ad intervenire nel definire il contenuto minimo degli statuti nel successivo comma 18.

Quindi è nel comma 18 che si “impone” alle SSD, che vogliano beneficiare delle agevolazioni tributarie delle ASD ,di prevedere nei propri statuti delle specifiche clausole.

Le specifiche clausole sono contenute solo e soltanto in questo comma 18.

Ove il legislatore avesse voluto condizionare l’attribuzione delle agevolazioni fiscali delle ASD anche alle SSD ad un contenuto statutario già presente nell’art. 148, comma 8, del TUIR, avrebbe potuto farlo in questo comma limitandosi semplicemente a richiamare o ad estendere appunto anche alle SSD le clausole previste dal TUIR per le associazioni al sopra citato comma 8 dell’art. 148.

Invece il legislatore fa una scelta diversa, almeno nella prima versione del comma 18 dell’art. 90 della legge 289/2002.

Si noti infatti come il comma 18 nella sua prima versione:

  1. a) demandi ad uno specifico regolamento i contenuti degli statuti;
  2. b) citi in primis le SSD come destinatarie delle indicazioni regolamentari per il contenuto minimo dello statuto.

Specificamente infatti l’originario comma 18 riportava che:

” 18. Con uno o più regolamenti, emanati ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n.  400,  nel  rispetto  delle  disposizioni dell’ordinamento generale e dell’ordinamento sportivo, secondo  i  seguenti princìpi generali, sono individuati:       a) i contenuti dello statuto e dell’atto costitutivo delle società e delle associazioni sportive dilettantistiche, con  particolare  riferimento a:          1) assenza di fini di lucro;          2) rispetto del principio di democrazia interna;          3) organizzazione di attività sportive dilettantistiche, compresa l’attività didattica per  l’avvio,  l’aggiornamento  e  il  perfezionamento nelle attività sportive;          4) disciplina del divieto per  gli  amministratori  di  ricoprire cariche sociali in altre società e associazioni sportive nell’ambito  della medesima disciplina;          5) gratuità degli incarichi degli amministratori;          6) devoluzione  ai  fini  sportivi  del  patrimonio  in  caso  di scioglimento delle società e delle associazioni;          7) obbligo di conformarsi alle norme e alle  direttive  del  CONI nonché agli statuti e ai regolamenti delle Federazioni sportive nazionali o dell’ente di promozione sportiva cui la società  o  l’associazione  intende affiliarsi;       b) le modalità di approvazione dello statuto, di  riconoscimento  ai fini sportivi e di affiliazione ad una o più Federazioni sportive nazionali del CONI o alle discipline  sportive  associate  o  a  uno  degli  enti  di promozione sportiva riconosciuti dal CONI, anche su base regionale;       c) i provvedimenti da adottare in caso di irregolare funzionamento o di gravi irregolarità di gestione o  di  gravi  infrazioni  all’ordinamento sportivo.

 

L’originario comma 18 quindi invitava l’autorità governativa, mediante l’adozione di specifici regolamenti, a definire nel dettaglio cosa riportare negli statuti, tenendo tuttavia presente una serie di indicazioni che per il legislatore dovevano rappresentare elementi di attenzione nella stesura dei regolamenti stessi.

Tra tali indicazioni merita citazione l’invito ad enfatizzare negli statuti- l’assenza di finalità lucrative;il rispetto della democrazia interna;- la gratuità degli incarichi degli amministratori;- l’obbligo di conformarsi alle norme e alle  direttive  del  CONI nonché agli statuti e ai regolamenti delle Federazioni sportive nazionali o dell’ente di promozione sportiva cui la società  o  l’associazione  intende affiliarsi.Quindi il legislatore del 2002 richiedeva che negli statuti delle SSD e delle ASD si prevedesse sia l’assenza di lucro, sia il rispetto della democrazia interna demandando però un organico intervento di dettaglio del contenuto degli statuti a dei regolamenti successivi.Ma perché il legislatore non è intervenuto direttamente disciplinando questo contenuto minimo degli statuti di ASD e SSD?Si tenga presente che l’art. 90 della legge 289/2002 in altri commi è intervenuto a modificare direttamente il TUIR.Si pensi al comma 3 con cui ha aggiunto all’art. 81 del TUIR (ora art.67) le collaborazioni coordinate e continuative di carattere amministrativo-gestionale e ha elevato il limite dei compensi esenti da imposta dai vecchi 10.000.000 di lire agli ancora attuali Euro 7.500. Si pensi ancora al comma 9 con cui ha adeguato il TUIR prevedendo all’art.13-bis del TUIR un nuovo comma (il comma i-ter) per quanto attiene alle detrazioni fiscali connesse ad erogazioni liberali a favore di ASD e SSD.E si pensi ancora al medesimo comma 9 con cui il legislatore ha specificato che non rientrano nella base imponibile IRAP i compensi sportivi di cui all’art.81 comma 1, lett. m) del TUIR (ora art. 67 comma 1, lett. m).Si pensi infine al comma 11 con il quale si integra l’art. 149 del TUIR circa l’ inapplicabilità alle associazioni sportive dilettantistiche  delle disposizioni  sulla  perdita  della  qualifica  di  ente  non  commerciale.Ci si deve chiedere allora perché il legislatore del 2002 non ha innovato l’art. 148, comma 8, prevedendo che lo stesso si applicasse anche agli statuti delle SSD al fine di poter beneficiare della “decommercializzazione” dei corrispettivi provenienti da “tesserati” di cui al comma 3 dell’art. 148.La scelta di demandare alla fonte regolamentare il dettaglio del contenuto degli statuti non può che derivare dalla necessità di una maggiore analisi di coordinamento delle normative esistenti sia con riferimento alle disposizioni del codice civile previste per le società di capitali, sia alle disposizioni statutarie previste da altre fonti normative e in particolare appunto l’art. 148 del TUIR per le associazioni.Ma, a prescindere dal reale intento del legislatore, il fatto è che, come spesso accade in Italia, i regolamenti demandati dal legislatore non vengano emanati.L’assenza dei regolamenti ha creato non poche difficoltà interpretative ed attuative nei primi anni successivi all’emanazione dell’art. 90 della legge 289/2002, a tal punto che molti notai nei primi anni post 2002 si rifiutavano di predisporre statuti di SSD stante l’assoluta incertezza normativa ed operativa.

 

 

Continua …. la prossima settimana con il capitolo 4

Dott. Donato Foresta

Dottore Commercialista e Revisore dei Conti

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